lunedì 14 settembre 2009

bloody love


L'AMORE ERA QUALCOSA CHE SI PORTAVA APPRESSO LA MINACCIA DEI GUAI. L'AMORE ERA FATTO DI RISCHI E OBBLIGHI E DIPENDENZA DALLA CAFFEINA. L'AMORE ERA COME GUARDARE I DISORDINI DI TOMPKINS SQUARE ALLA TELEVISIONE. ERA COME SENTIRE ESPLODERE UN AMPLIFICATORE PER CHITARRA.

ERA COME SPARARSI LA COCA PER LA PRIMA VOLTA. ERA COME GUARDARE LA DEMOLIZIONE DI UN CASEGGIATO ED ERA COME RICORDARE QUESTI PIACERI A DISTANZA DI ANNI.

RICK MOODY
dedicata a chi non ha smesso..

lunedì 31 agosto 2009

Gud Gud

Ben ritrovati!
Riprendo le consuete attività senza particolare energia fisica,
dopo aver accumulato quantitativi industriali di acido lattico, perché le mie escursioni sono in salita, anche sotto il livello del mare!
In effetti, occorre un'altra vacanza per riprendermi da questa vacanza..
Tuttavia, ho esplorato, ammirato, conosciuto e scattato pose da numeri degni della famiglia Angela.. certo, certo, qualche posa appartiene anche a me (Piero e Alberto
perdoneranno) ma, vuoi mettere, il mondo di Quark, Superquark, Ulisse e Superulisse, sarebbero certamente più interessati alla nascita di un tramonto mozzafiato, all'inaspettato attacco dei pavoni verso gli ignari turisti o alla socievole fauna marina, alle mura della città vecchia, al piccolo e trafficatissimo porto, alle abitazioni in cima all'ultima (ma ma dico ultima) rampa di scala cittadina.. piuttosto che la nuova esposizione di Jan Fabre, al Jill's cafè, al cazzeggio di orchestrali, al "piatto unico" (unica portata: primo, secondo, contorno, frutta, caffè e ammazzacaffè), alla tintarella verticale..
Ragazzi, difficile pensare ad amori amati, bramati, consumati e traditi.. difficile riflettere sulle beghe dell'anima sotto questo sole che mi ha vista alzare il pollice e fare l'autostop..
che esperienza!!
Sfidare le borghesi convenzioni e provare a non morire di paura, mentre qualcuno accanto, con accento vicino al dialetto della più sconosciuta provincia russa, ti guarda, ti studia e dice: "gud gud", si riferirà a me, alla mia persona - un complimento, penso, per smorzare la drammatica atmosfera da psyco - alla mia baguette, acquistata poco prima, o a Dio - "questi giovani che vanno incuranti dove gli pare". "Tenchiù, tenchiù" gli dico e vado, lasciando il russo che continua a guardare, studiare, "gud gud".. che soddisfazione, però, raggiungere il paradiso in terra senza neppure esporre il discorario..





Tutte le foto appartengono a Inés





mercoledì 5 agosto 2009


Miei cari amici,
sono affaticata, sfibrata, sfiancata, spossata, bloccata..
vado.. per un soffio di vita
e torno presto da voi.
Vi abbraccio tutti con affetto,
vostra Inés

giovedì 30 luglio 2009

All'Amicizia


Ricevo con immenso affetto questo premio dalla mia amica Luna http://darksecretinside.blogspot.com/
Grazie!

venerdì 24 luglio 2009

Love's theme





"Il vampiro" - Eduard Munch


Ti guardo, ti scruto, ti studio, ti tocco, ti leggo, ti attraverso, ti mangio, ti vomito, ti pettino, ti spettino, ti accarezzo, ti perdono, ti colpisco, ti cerco, ti tengo, ti guarisco, ti incorono, ti immolo, ti illumino, ti segno, ti sciolgo, ti scrivo, ti sogno, ti disegno, ti urlo, ti abbraccio, ti lascio, ti credo, ti piango, ti picchio, ti specchio, ti spingo, ti rialzo, ti abbandono, ti riprendo, ti costringo, ti incateno, ti libero, ti riscaldo, ti prometto, ti vivo, ti spalmo, ti annuso, ti conservo, ti proteggo, ti spoglio, ti lecco, ti bevo, ti inchiodo, ti detesto, ti conosco, ti rispondo, ti vizio, ti mordo, ti assecondo, ti aspetto, ti odio, ti amo, ti voglio, ti uccido, ti prego, ti imploro, ti adoro..
inés
Il Vampiro
“Tu, che come un colpo di coltello nel mio pavido cuore penetrasti;
tu che, forte come una mandra di demoni, venisti, folle e agghindata,
del mio spirito umiliato a fare il tuo letto e il tuo regno;
- infame! a cui sono legato come il forzato alla catena,
come al gioco il giocatore incarognito,
come l’ubriaco alla bottiglia,
come ai vermi la carogna infetta,
-Maledetta, che tu sia maledetta!
Ho pregato la spada rapida di conquistare la mia libertà,
ho chiesto pure al veleno perfido di soccorrere la mia viltà.
Ahimè! sia il veleno che la spada m’hanno sdegnato e m’hanno detto:
”Tu non sei degno di essere sottratto alla tua maledetta schiavitù, imbecille!
– anche se fossimo capaci di affrancarti dal suo impero,
risusciterebbero i tuoi baci il cadavere del tuo vampiro!”
charles baudelaire

venerdì 17 luglio 2009

Chi denuncia Ki?


In un paese come il nostro, in cui i mafiosi vengono scarcerati per scadenza dei termini di custodia cautelare, che manda i soldati a Chiaiano per la discarica, mentre a Casal di Principe c'è carenza di personale, che dichiara le prostitute "soggetti pericolosi".. si giunge, finalmente, ad una Rivoluzione culturale:

Il reato di Immigrazione clandestina

Secondo la norma, lo straniero che entra e risiede senza permesso di soggiorno nel nostro Paese, ovvero da clandestino, commette reato penale andando incontro ad una sanzione amministrativa, compresa tra i 5mila e i 10mila euro e ad un processo per direttissima.

Sicché, la maggior parte delle badanti e colf presenti sul territorio nazionale affronterebbero il serio rischio di mettersi nei guai se scoperte in ‘flagranza di reato’, ovvero trovandosi a svolgere tranquillamente il proprio lavoro in casa da irregolari. Non solo, ma a causa del profilo penale del reato stesso, con tutta probabilità i clandestini catturati non potrebbero essere immediatamente rimpatriati, fatto l’obbligo di svolgere un regolare processo in Italia, per cui non è escluso il paradosso di vedersi arrivare autodenunce da coloro che rischiano di ritornare in patria (per i più svariati motivi)..


Ecco cosa potrebbe verificarsi:


“Buongiorno, desidera?”

“Buongiorno, volevo fare una denuncia”.

“Sì, un attimo che accendo il terminale… è un furto?”

“No, veramente no”.

“Atto vandalico?”

“Io veramente ero venuto a denunciare… come si dice… scusi, sono poco pratico, sa? Un’in…”

“Un’intimidazione mafiosa!”

“No, no, un’immigrazione”.

“Ah”.

“Clandestina”.

“Sì, sì, ho capito”.

“Insomma, c’è questa persona qui che è un immigrato clandestino”.

“Sì”.

“E sono venuto a denunciarlo. Perché adesso è reato, no?”

“Certo. Ma questa persona, sa come si chiama?”

“Altroché”.

“Conosce il luogo dove abita, o dove lavora?”

“So tutto”.

“E ha ragionevoli argomenti per sostenere che si tratta di un immigrato clandestino?”

“Ne ho le prove”.

“Bene, lei ora mi dirà tutto, io verbalizzerò…”

“E andrete ad arrestarlo!”

“Se lo riterremo necessario”.

“Come necessario! Dovete farlo e basta! In Italia c’è… come si chiama… l’obbligatoria azione”.

“L’obbligatorietà dell’azione penale. Certo che lei è un esperto”.

“Grazie. Ho studiato un po’ legge, al mio Paese”.

“Anche a me sarebbe piaciuto, ma sa… famiglia numerosa”.

“Non me lo dica”.

“Veniamo al dunque. Lei si chiama?”

“Ki Demei. K, I, spazio, Demei scritto come si pronuncia”.

“Ah, perfetto. E di cognome?”

“Ki”.

“Ki Ki Demei?”

“No, solo Ki-spazio-Demei”.

“Aaaaaah, ho capito. Scusi, eh, ma certi cognomi stranieri veramente sono una cosa…”

“Ha tutta la mia comprensione”.

“Bene. Allora, Ki Demei, nato il”

“Tredici luglio 1974”.

“Anno della tigre!”

“Complimenti. Non mi dica che…”

“Beh, sì, sono anch’io del 1974. Dunque, Ki Demei, nato il 13/7/1974 e residente a…”

“Ahem… scriva così: residente a Canton, Cina”.

“Quindi lei non risiede in Italia”.

“No”.

“Strano, il suo italiano è molto buono. Ha un documento della Repubblica Popolare Cinese? Passaporto, carta d’identità…”

“No. Però una denuncia la posso fare lo stesso, no? Voglio dire… Mettiamo che io sia un turista e mi abbiano rubato il portafogli…”

“Giusto. Allora: Ki Demei, nato il 13/7/74 e residente a Canton, Cina, in data 23/9 presente anno si recava nella caserma dei carabinieri di Campogalletti (MU) e segnalava alle autorità competenti, ivi rappresentate dall’appuntato Panunzio Gabriele, la presenza su suolo italiano di un immigrato clandestino, rispondente al nome di…”

“Sì?”

“Lo chiedo a lei: rispondente al nome di?”

“Eh?”

“Questo immigrato clandestino, insomma, come si chiama?”

“Ah, lui! Si chiama Ki Demei”.

“Cognome?”

“Ki”.

“Kikidemei?”

“No, Ki-spazio-Demei”.

“Aaaaah. Tra l’altro è un nome che ho già sentito… sta a vedere che ha dei precedenti”.

“Ma veramente…”

“Aspetti. Anche lei si chiama Ki Demei”.

“Non posso negarlo”.

“Un caso di omonimia, capisco”.

“No, forse non ha capito. Sono sempre io. Sono venuto a denunciare me stesso. Sono un immigrato clandestino. Arrestatemi”.

“Beh… beh… non corriamo”

“C’è la cosa, l’obbligatorietà dell’azione penale”.

“Ma scusi, perché ci tiene così tanto a farsi arrestare?”

“Si metta nei miei panni. Io lavoro ai mercati, faccio il giro della provincia. Tutte le mattine la sveglia alle cinque. Con la pioggia e con la neve. Cinque anni così. Non sono abituato, in Cina studiavo legge. Sono stanco”.

“Poteva anche denunciarsi prima”.

“Prima mi avreste rimpatriato come clandestino. Ma adesso non potete”.

“Come sarebbe a dire che non possiamo?”

Non potete, perché l’immigrazione clandestina è diventato un reato, e quindi mi dovrete processare”.

“E che sarà mai un processo”.

“Ma io ricorrerò in appello”.

“Non mi faccia ridere … voglio dire, se tutti gli immigrati clandestini ricorressero all’appello…”

“Sì? Vada avanti”.


“Questo non è un problema mio. Io sono un indiziato di reato, e come tale ho diritto a un giusto processo”.

“Guardi che rischia una bella multa”.

“Non posso pagarla, sono nullatenente e nullafacente”.

“Ma se mi ha appena detto che fa il giro dei merc… ah. Comincio a capire”.

“L’unica è mettermi in una prigione, o centro di detenzione come li chiamate adesso. Confrontate al sottoscala dove dormo non mi sembrano male”.

“Ma scoppiano”.

“Già. Probabilmente sarete costretti a mettermi fuori, magari a trovarmi un lavoro in attesa del giudizio. Ora, si dà il caso che io abbia studiato i tempi della giustizia italiana. Direi che tre quattro anni non me li toglie nessuno”.

“Ma poi la manderanno a casa”.

“Chi lo sa? Nel frattempo sarà cambiato il governo, e faranno una sanatoria. A dire il vero tutto lascia pensare che la sanatoria arriverà molto prima. È un peccato, perché poi mi toccherà tornare ai mercati. Io li odio, i mercati”.

“Doveva fare l’avvocato”.

“è vero. Andiamo avanti, le va?”

“Dunque: Ki Demei… segnalava alle autorità competenti, ivi rappresentate dall’appuntato Panunzio Gabriele, la presenza su suolo italiano di un immigrato clandestino, rispondente al nome di…”

“Ki Demei. Faccia copia incolla”.

“…nato il 13/7 eccetera… residente a?”

“Via Garibaldi tre, è il campanello con gli ideogrammi nel citofono. Se vuole lascio anche il cellulare”.

“Lei comunque la fa troppo facile”.

“Le cose stanno così! Adesso che sapete dove trovarmi siete costretti ad arrestarmi”.

“Ma lei potrebbe anche non essere un vero clandestino”.

“Certo che sono un vero clandestino”.

“Eh, facile a dirsi. Ma può provarlo?”

“Altroché. Non ho nemmeno un documento”.

“Questa non è una prova, al massimo è una mancanza di prove”.

“Sta scherzando?”

“Chi mi assicura, per esempio, che lei non abbia distrutto il suo permesso di soggiorno? Cioè, si metta nei nostri panni. Dobbiamo metterci ad arrestare il primo venuto soltanto perché dice di non avere documenti?”

“Prima lo facevate”.

“Ma prima era facile, con un foglio di via, al limite un bel charter e via al paese natale. Ma se adesso dobbiamo arrestarvi e giudicarvi tutti, eh, hai voglia”.

“Quindi non verrete ad arrestarmi”.

“No, credo di no”.

“La solita Italia. Fatta una legge, trovato l’inganno”.

“Piano con le parole, eh? Altrimenti…”

“Altrimenti?”

“Ti arresto per vilipendio”.

“Perfetto! Cos’è il vilipendio?”

“Sono le offese”.

“Ah, bene. L’Italia è una distesa di giunchi appassiti che oscilla al vento osceno della stupidità”.

“Eh?”

“Era un’offesa alla tua nazione. Arrestami”.

“Era solo una licenza poetica. Al massimo una libera espressione di giudizio. Non ti arresto”.

“Italia merda. Arrestami”.

“Ti piacerebbe, eh? Non ti arresto”.

“Mi devi arrestare! È vilipendio! C’è l’obbligatorietà!”

“No, invece, non ti arresto, è solo satira”.

“Il presidente è un invertito nazista”.

“Satira, satira politica”.

“Ma va’!”

“Come no? Guarda, rido anche, ah ah ah”.

“Donne italiane tutte puttane”.

“Ih Ih Ih, che spasso”.…
Manu Chao - Clandestino -

lunedì 6 luglio 2009

Il mio viaggio



se non riesci ad uscire dal Tunnel...

arredalo!!
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Uscii sul mio carro ai primi albori del giorno, e proseguii il mio viaggio,
attraverso i deserti del mondo lasciai la mia traccia su molte stelle e pianeti.
Sono le vie più remote che portano più vicino a te stesso;
è con lo studio più arduo che si ottiene la semplicità d'una melodia.
Il viandante deve bussare a molte porte straniere per arrivare alla sua,
e bisogna viaggiare per tutti i mondi esteriori
per giungere, infine, al sacrario più segreto all'interno del cuore.
I miei occhi vagarono lontano prima che li chiudessi dicendo: "Eccoti!"
Il grido e la domanda: "Dove?"
si sciolgono nelle lacrime di mille fiumi e inondano il mondo con la certezza: " lo sono! "
Rabindranath Tagore